Storia di Torre del Greco - Le terme romane in contrada Sola

Piccola storia di Torre del Greco tra realtà e leggenda

In un mio compito di 45 anni fa un piccolo abbozzo di storia di Torre del Greco. Realizzato con l'aiuto di mio nonno, lo storico cittadino Raffaele Raimondo...

In un mio compito di 45 anni fa una storia minimale di Torre del Greco. Realizzato con l’aiuto di mio nonno, lo storico cittadino Raffaele Raimondo…

di RAFFAELE RAIMONDO e DOMENICO BORRIELLO

Scrivere una, sia pur piccola, storia di Torre del Greco non sarebbe compito di un alunno della V^ elementare come me. Perciò mi sono rivolto al nonno il quale mi ha aiutato nelle ricerche.
Dopo di aver consultato tanti libri di autori torresi e non torresi, sono riuscito a mettere insieme le principali fasi storiche della mia città.
Sorse sulle rovine di due villaggi denominati Sola e Calastro.
Il primo si trovava dove oggi c’è il cimitero, mentre l’altro era situato dove oggi sono il mulino e la spiaggia detta La Scala. Proprio a Calastro approdò San Pietro diretto a Roma e proprio qui fondò la prima chiesa, la prima in tutto il mondo.
Entrambi i villaggi furono distrutti nella grande eruzione del Vesuvio che avvenne 79 anni dopo la venuta al mondo di Gesù Cristo nostro Signore, quando cioè furono sepolte le città di Ercolano e di Pompei.
Per circa dieci secoli non si hanno notizie riguardanti la zona su cui sorge Torre del Greco.
Intorno all’anno 1000, cioè 976 anni fa era sorto il primo nucleo abitato, poiché, in un documento risalente al 1018, si legge per la prima volta il nome antico della città che era Turris Ottava. Si chiamava così perché era distante da Napoli otto miglia romane. Poi, dato che nelle zona si produceva del vino ricavato da una certa uva greca, la Torre Ottava venne chiamata Torre del Greco, cioè Torre del (vino) Greco.
Era un casale di Napoli, non pagava tributi o tasse ed era abitata da gente civilissima, come scrivono gli storici.
Per circa 500 anni il Vesuvio dormì profondamente. Si risvegliò, con una grandissima eruzione, il 16 dicembre 1631. L’eruzione durò un mese e mezzo e le lave di fuoco e quella di cenere e fango arrivarono e si spinsero nel mare. Lo ricorda l’epitaffio di via Nazionale.
Durante il viceregno spagnolo, Torre del Greco cadde sotto la tirannia feudale, perciò i torresi, sempre amici della libertà e dell’indipendenza, nel giugno del 1699, con grandi sacrifici, si riscattarono dal dominio dei baroni e, a ricordo del Riscatto Baronale, ancora oggi dopo quasi tre secoli, ricordano lo storico avvenimento con la Festa dei Quattro Altari.
Il 15 giugno 1794, un’altra eruzione del Vesuvio distrusse totalmente Torre del Greco.
Allora fu distrutta l’antica chiesa di Santa Croce, edificata agli inizi del ‘500. Il campanile, benché circondato dalla lava di fuoco, resistette e lo vediamo oggi emergere dalla roccia lavica. Una bella lapide, murata dopo un secolo dall’eruzione, ricorda ai torresi le virtù degli avi ed il proposito di rendere il nostro paese sempre più prospero e bello.
La nuova chiesa, voluta dal beato Vincenzo Romano e subita costruita, fu di sprone alla ricostruzione dell’intera città che sorse più bella di prima.
L’8 dicembre 1861, ancora un’eruzione accompagnata da continui terremoti fece di nuovo diroccare gran parte della città, ricostruita con tanti sacrifici e tanto amore dopo l’eruzione del 1794. Le lave di fuoco si fermarono fuori dell’abitato, ma la città era un immane disastro. In quella dolorosa circostanza, come avviene oggi per i terremotati del Friuli, arrivarono a Torre del Greco offerte in denaro da ogni parte d’Italia che da un anno appena era diventata unita e assurta a dignità di Nazione.
La lapide che ricorda la solidarietà di tutti gli italiani per i fratelli torresi colpiti dalla sventura si trova davanti al palazzo del Municipio.
La processione dell’Immacolata che ogni anno percorre le strade della città è il voto fatto dai torresi alla Madonna nel 1861.

Torre del Greco, 1976

Domenico Borriello
Domenico Borriello
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