Home page > La Scuola d'incisione sul Corallo di Torre del Greco
 
*Tratto da:
"Uomini e Fatti dell'Antica Torre del Greco"
di Raffaele Raimondo
Opera Postuma -1985
 
 
La «Scuola d'incisione sul Corallo» di Torre del Greco di... recente scomparsa*
 
(...), la Scuola d'incisione sul Corallo di Torre del Greco di... recente scomparsa. Su questa scuola e sull'annesso museo, detto pomposamente «Museo del Corallo», alcuni "scribi" torresi le hanno sparate tante grosse per cui è bene parlarne iniziando dalla sua fondazione e lo facciamo col presentarvi il fondatore.
I bersaglieri, al comando del generale Raffaele Cadorna il 20 settembre erano entrati a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia; la capitale del Regno d'Italia però era ancora a Firenze e da qui vennero indetti i comizi elettorali per il 20 novembre 1870. Si votava per l'elezione alla Camera dei Deputati dei rappresentanti del popolo (non dei partiti) per la XI Legislatura.
Torre del Greco faceva parte del IX Collegio elettorale di Napoli assieme al comune di Resina e alla sezione municipale S. Lorenzo del comune di Napoli. L'uomo che doveva fondare la scuola del corallo a Torre del Greco risultò eletto la Domenica successiva, nell'elezioni di ballottaggio. Era l'avvocato Giovanni Della Rocca, trentaduenne, nativo di Boscotrecase.
A diciotto anni si era laureato in legge, quantunque avesse studiato anche lettere e filosofia, e per una legge vigente sotto i Borboni, per essersi laureato prima dei vent'anni, fu esentato dal servizio militare e così poté subito esordire nelle aule di giustizia.
A 26 anni, nel 1864, era già vice sindaco nella sua sezione di S. Lorenzo. Nello stesso anno venne eletto consigliere provinciale per il Mandamenti di Gragnano (comuni di Gragnano, Agerola, Casola, Lettere e Pimonte). Rieletto nel 1866 ricoprì la carica di vice segretario sotto la presidenza di Paolo Emilio Imbriani. Fu consigliere provinciale fino al 1883.
Nel 1867, il 28 agosto, venne di nuovo eletto consigliere al comune di Napoli, quando venne eletto nella stessa votazione il giureconsulto torrese Diego Colamarino, nominato sindaco della Sezione Porto.
Prima nel Consiglio Provinciale e poi nel Parlamento Nazionale propugnò ed ottenne la costruzione della strada Castellammare-Agerola-Amalfi; la costruzione del tronco ferroviario Castellammare-Gragnano e la ferrovia Torre Annunziata Centrale-Cancello-Caserta.
Egli fu il primo deputato a rappresentare Torre del Greco nel Parlamento italiano. Si batté tenacemente per ottenere provvidenze a favore dei pescatori di corallo. Alla Camera egli tuonava contro il Governo:

non si è avuta forza sufficiente di garantire i pescatori di corallo sopra le Coste d'Algeria, dove da tempo remoto si esercita tale importante industria dagl'italiani, e segnatamente dagl'intrepidi marinai di Torre del Greco, con tale successo, che ci procaccia una preminenza invidiata, contrastata, ma giammai rapitaci, e per noi fonte di cospicua risorsa e di rinomanza.

Di fronte all'insensibilità del Governo verso le derelitte province meridionali (sempre trascurate) egli domandava nell'aula parlamentare:

E questa povera Napoli, il più importante centro d'Italia per popolazione e per movimento economico; che sacrificò volentieri tutti i suoi interessi sull'altare della patria, senza farne pompa e menarne vanto; che essendo già capitale più importante ed antica, fece getto di tutti i vantaggi, che all'uopo godeva, COME E' STATA RIMERITATA?!.

E ancora:

In tutti i bilanci, e specialmente in quello dei lavori pubblici, dev'essere equo ed imprescindibile di pareggiare con la maggiore possibile sollecitudine le provincie meridionali quelle di altre regioni. Non è inoltre ragionevole che queste provincie, le quali nel 1860 rifornirono l'erario nazionale con i bei milioni, non siano tenute in considerazione, ma obliate e abbandonate (i bei milioni erano stati L. 443.281.665 e 23 centesimi).

Questo grande uomo, così battagliere e ostinato difensore dei diritti delle popolazioni meridionali, in piena legislatura, si rese protagonista di un gesto clamoroso. Per protestare contro il Governo SI DIMISE DA DEPUTATO, e in data 4 giugno 1873, informò i suoi elettori (non il partito) attraverso una chiara pubblicazione con la quale denunziava tutte le malefatte del Governo ai danni del Mezzogiorno. Lo storico documento, che abbiamo nelle nostre mani, reca il titolo:

Agli egregi elettori del nono collegio di Napoli (S. Lorenzo, Torre del Greco, Resina) RENDICONTO dell'Avv. Giovanni della Rocca DEPUTATO DIMISSIONARIO.

Ma ciò che suscita in noi ammirazione e nello stesso tempo anche commozione sono le sue ultime parole nel «rendiconto» dell'uomo politico ai suoi elettori.

La mia dimissione non fu effetto di giovanile bollore e di sentimenti di amor proprio o di ambizione, sibbene mi vi spinse la sola mira del maggior bene pubblico.
Io non aspiro a manifestazioni lusinghiere, né mi seduce il rilevante onore di una rielezione da cui vorrei essere dispensato.
Una sola ambizione io mi ho, ed è quella di conseguire l'indulgente compatimento, la simpatia e il benevole giudizio de' meritatissimi elettori che vollero innalzarmi ad un posto di gran lunga superiore alla modesta mia persona.

Giovanni Della Rocca venne rieletto per volere di POPOLO (allora la legge elettorale era veramente democratica: collegio unico uninominale) e fu deputato per ben undici legislature, dal 1870 al 1903, anno in cui morì.
Nel 1876, a seguito di elezioni anticipate, ed essendo andato al governo la sinistra del partito liberale a cui egli apparteneva, il Della Rocca, durante la seconda sessione della XIII legislatura (7.3.1878 - 1.2.1880 - al tempo era sottosegretario alla Giustizia) ottenne il decreto con la quale si istituiva a Torre del Greco la Scuola d'incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale. Il decreto n. 4428 (Serie2) reca la data del 23 giugno 1878. La richiesta era stata avanzata dall'On. Della Rocca fin dal 1872.
Il primo presidente del Consiglio Direttivo della Scuola fu il professore Luigi Palmieri, direttore dell'Osservatorio Vesuviano, che tanto si era prodigato per Torre del Greco durante e dopo l'eruzione dell'8 dicembre 1861.
La scuola fu voluta anche dagli amministratori locali, ed in modo particolare dal dott. Antonio Agostino Brancaccio, consigliere provinciale e comunale. Eppure, non si crederebbe, gli artigiani torresi, dopo alcuni anni, vedendo le nuove leve uscire dalla scuola meglio preparate di loro in tutte le lavorazioni del corallo, temendo la concorrenza dei giovani, cercarono con ogni mezzo di sabotare la vita della scuola riuscendo perfino a chiuderla.Avvenne nell'ottobre del 1885.
A salvare la scuola non fu un torrese, anche se, poi, egli amò Torre del Greco, più degli stessi torresi. Stiamo parlando di Enrico Taverna.
Inviato dal Governo, egli giunse da Torino (dove era nato il 4 maggio del 1864) nel marzo del 1886. E quando sembrava che tutto crollasse, quando la scuola agonizzava, il 5 novembre, davanti al Consiglio Direttivo presieduto dal Cav. Aniello d'Amato, formato dall'On. Giovanni della Rocca,dal Cav.Dott. Antonio Agostino Brancaccio e dal Sig. Aniello Mazza «papote» presente il rappresentante del Prefetto, il ventiduenne giovane artista Enrico Taverna, dopo di aver illustrato ai presenti il programma svolto durante il breve periodo di quell'eccezionale anno scolastico che durò dal 27 marzo al 27 agosto 1886, e dopo aver espresso la sua fiducia negli insegnanti e negli allievi e comunicato al Consiglio alcuni pareri espressi dal pittore napoletano senatore Domenico Morelli circa il materiale didattico da acquistare per il disegno dal vero, quali busti e bassorilievi in gesso e getti di antichi cammei, così concluse la sua relazione:

Dunque coraggio! produciamo (mercé fondati studi) artisti veri, esperimentiamo nuove applicazioni, e, se poi i nostri tentativi riusciranno infruttuosi, avremo però sempre la coscienza d'aver tentato.


Il tentativo di Enrico Taverna non fallì: la scuola era salva e in pochi anni raggiunse una rinomanza mondiale, distinguendosi in tutte le più importanti esposizioni internazionali.
Il Taverna, fin da giovanissimo, era già un tecnico, prima di divenire poi il grande maestro ed educatore quale egli fu, e come tale conosciuto in diverse nazioni europee.
Compì gli studi presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino meritandosi innumerevoli premi e medaglie in tutti i concorsi ai quali aveva partecipato.
Dopo gli studi fu destinato al Museo Artistico Industriale di Torino. Da qui, con la lettera del Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, in data 12 marzo 1886 (vale a dire all'età di 22 anni non ancora compiuti) fu inviato a Torre del Greco a dirigere la Scuola d'Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale. Tale era la denominazione della scuola all'atto della sua fondazione.
Egli viveva soltanto per la scuola, fin da quando vi aveva posto piedi (non le mani). Qelle che seguono sono sue parole stampate nella sua prima relazione pronunciata il 5 novembre 1886 davanti al Consiglio Direttivo.
Per plauso e per disposizione dello stesso Consiglio, ne furono stampati cento esemplari nella tipografia Giannini di Napoli. Ed ecco le parole del Taverna con le quali egli esprime la riconoscenza verso il Consiglio e la sua promessa per il futuro:

Sì nobile ed onorevole incoraggiamento mi sarà dunque continuo sprone verso il mal praticabile e difficile cammino del progresso, per quanto potranno le mie forze. Mi siano propizi il mio desiderio e la mia perseveranza nel forte volere.

Quella perseveranza e quella volontà accanita durarono poco meno di mezzo secolo; per l'esattezza 48 anni.
Egli ci parlava sempre della scuola e solamente della scuola, mai di se stesso o della sua attività artistica, né, tantomeno, dei suoi fatti personali. Egli, oltre l'arte, insegnava la modestia e la lealtà con il suo esempio.
Per la sua riservatezza, noi che scriviamo, pur avendo vissuto per tanti anni al suo fianco, non avevamo mai saputo che il suo primo nome non era Enrico, ma Giovanni, anzi : Giovanni, Enrico, Achille...

Agli inizi dell'anno scolastico 1902-1903 maestri e allievi della Scuola lavoravano alacremente al programma per la celebrazione del XXV anniversario della sua fondazione. Il prof. Domenico Porzio già preparava la medaglia commemorativa, quando nella sua casa di Napoli, il 23 febbraio 1903, tra l'universale cordoglio, si spegneva Giovanni della Rocca, deputato al Parlamento per undici legislature e per 33 anni ininterrottamente rappresentante politico di Torre del Greco.
Enrico Taverna davanti alle spoglie mortali dell'uomo illustre, volle esprimere tra le lacrime tutto il dolore e la riconoscenza che in quel momento riempiva gli animi degli allievi e dei maestri di quella gloriosa scuola.

La scuola torrese del corallo - egli disse - compiendo al 23 giugno prossimo il 25° anniversario della sua fondazione, si preparava adesso a festeggiare il suo illustre fondatore e presidente...
Ed ora ch'ei godeva del conquistato primato della prediletta sua scuola, portata ad esempio di modernità per le antiche sue riforme didattiche ed artistiche, egli è sceso nel regno inconsolabile della morte.

Il 23 giugno seguente, sia pure con mestizia, venne celebrato l'anniversario com'era stato già programmato e l'allora presidente, il comm. Bartolomeo Mazza fece murare nei locali della scuola una rapide ricordo. Tra una cornice di foglie d'alloro come voleva lo stile liberty dell'epoca, si leggevano le seguenti parole:

ANTONIO AGOSTINO BRANCACCIO E GIOVANNI DELLA ROCCA
NELLA RICONOSCENTE MEMORIA DEI FIGLI DELL'ARTE
VIVRANNO IMPERITURI
QUALI PROMOTORI ED APOSTOLI
DI QUESTA R. SCUOLA D'INCISIONE SUL CORALLO
E DI ARTI DECORATIVE ED INDUSTRIALI
NEL 25° ANNIVERSARIO DELLA SUA FONDAZIONE
IL CONSIGLIO DIRETTIVO POSE QUESTO RICORDO
AFFERMANDO I PROGRESSI DELL'ISTITUTO
CHE ANTESIGNANO NELLE AUDACE RIFORME
DELL'INSEGNAMENTO ARTISTICO
PRIMO INDIRIZZATO AI MODERNI CONCETTI
DEL NUOVO RINASCIMENTO NELL'ARTE
BENE AUSPICANDO
LO STORICO SEGNACOLO DEL SECOLO

La lapida era sormontato da un bassorilievo raffigurante le due teste a profili affiancati di Antonio Brancaccio e di Giovanni Della Rocca. Venne rimessa nel periodo in cui la scuola cambiando «sesso» ed indirizzo, diventò (nobless obligue): Istituto Statele d'Arte.
Di istituti d'arte se ne contano a centinai, ma la Scuola d'Incisione sul Corallo di Torre del Greco, fondata nel 1878, era l'unica al mondo, ed era stata istituita proprio per la formazione degli artigiani torresi. Il cambiamento dell'indirizzo della scuola è stato un grave attentato perpetrato ai danni di Torre del Greco e specialmente all'industria del corallo.
Il ricordo marmoreo di Antonio Agostino Brancaccio e di Giovanni Della Rocca, cioè la lapide di cui abbiamo riportato l'iscrizione, giace all'intemperia nel chiostro dell'antico convento in cui si alloggia la scuola...oh, scusate, l'Istituto Statale d'Arte!.
Nel febbraio del 1978, all'approssimarsi della data del centenario della fondazione della scuola, sul giornale «La Torre», pubblicammo un articolo sul fondatore Della Rocca, e concludemmo con un invito a chi di dovere a rimettere al suo posto la lapide rimossa, «affinché Torre del Greco non dimentichi». Dopo tre anni e dopo le supplichevoli lamentazioni rivolte ai politici e a culturati, ci è stato detto che non si trova nessun marmista disposto ad eseguire il lavoro. Inutile aggiungere che alla data del 23 giugno 1978 la ricorrenza del centenario della fondazione della scuola non venne celebrata. Un rimorso ci attanaglia: se non avessimo scritto NOI quell'articolo, ed avanzata NOI la proposta per il ripristino della lapide, certamente sarebbe stato celebrato il centenario e trovato anche...il marmista....affinché Torre del Greco non dimentichi.
Un'altra cosa, che i torresi non dovranno mai dimenticare, riguarda il cosiddetto Museo del Corallo annesso all'attuale «Istituto d'Arte», del quale, dopo il massacro di questi ultimi anni, oggi si chiede la restaurazione dalle colonne del giornale locale (<<La Torre» ottobre 1980).
Dallo stesso giornale, nell'aprile del 1968, i torresi avevano appreso attraverso una strabiliante «notizia storica» che il Re Ferdinando IV nel 1810 volle istituire il Museo del Corallo, annesso alla Scuola d'incisione.
Come tutti sanno, nel 1810, Ferdinando si trovava a Palermo, mentre sul trono di Napoli era assiso Giuseppe Murat, e la Scuola d'Incisione era ancora di là da venire. Dovevano trascorrere altri 68 anni. E visto che l'inquinamento «storico culturale»sta diventando preoccupante, dobbiamo per forza ricorrere ad altre precisazioni per quanto riguarda il Museo del Corallo, come pomposamente viene chiamato.
Il petente che chiede la restaurazione del locale, ripetendo fino alla nausea le parole arte e cultura, cultura e arte, con tutte le «manifestazioni culturali» di questo mondo, lascia capire che negli «anni settenta», la genialità e la civiltà (!!!) di Torre del Greco, «si è addirittura decuplicata», tramite il «Museo del Corallo». Il «docente» articolista accenna pure a qualche dato storico, e ci fa capire che la Scuola (puah!) ma l'Istituto d'Arte venne «ospitato nel vecchio complesso conventuale che fu dei Carmelitani Scalzi».
Pur vivendo strisciando sotto la sottana protettrice di un prete e pur annidatosi in una sagrestia adattata a galleria d'arte...sacra, gestita a conduzione famigliare, certi «docenti» non sanno neppure che nel convento del Carmine di Torre del Greco, c'erano i Carmelitani calzi, non quelli scalzi. Gli scalzi stavano, e stanno ancora, nel convento di S. Teresa.
L'articolista scrive inoltre che «in quella poi che dovette presumibilmente essere una delle cappelle del convento o, chissà, forse il refettorio, è ospitato il Museo del Corallo. Non è vero niente di tutto questo. E dato che in tutto l'articolo non c'è alcun cenno all'epoca in cui il «museo» sorse, abbiamo l'obbligo di informare i torresi e i non torresi, affinché sappiamo esattamente quando e come sorse il cosiddetto Museo del Corallo.
L'idea di istituirlo era già nell'aria fin dalla fine del secolo scorso ed era progetto di Enrico Taverna. In una pubblicazione del 1896, leggiamo:

Per meglio incoraggiare l'industria artistica , la Scuola d'incisione ha istituito un'officina per la produzione ed il commercio di oggetti artistici di novità e sta fondando anche un Museo del Corallo, che sarà unico nel suo genere ed una singolare attrattiva della città.

Il susseguirsi degli eventi non dovettero consentirne la realizzazione: primo fra tutti la scomparsa del presidente Della Rocca (1903) , indi l'eruzione del Vesuvio (1906) e poi la Grande Guerra 1915-18.
Nel 1928 ricorreva il cinquantenario della fondazione della Scuola e la data passò sotto silenzio, anche perché allora si pensava a... «marciare».
Dopo la «marcia», nel 1930, invece delle chiacchiere, vennero varate consistenti provvedimenti a favore della Scuola, tra le quali la ristrutturazione delle aule e l'ampliamento di tutto il complesso, utilizzando i locali a pianterreno che non erano stati mai della Scuola.
Il costo complessivo dei lavori non superò le 400.000 lire, così erogate: dal Ministero dell'Educazione Nazionale, lire 175.000; dal Comune di Torre del Greco, lire 87.500; dall'Amministrazione Provinciale, lire 87.500; ed infine dal Banco di Napoli, lire 50.000 che vennero spese, tutte o in parte, per il pavimento maiolicato del salone di esposizione. E di tutti i particolari di cui diamo notizia li conosciamo per cognizione di causa e non per sentito dire, anche perché frequentavamo la Scuola non come alunno, ma come collaboratore del direttore Taverna e nessuno più di noi ha avuto l'onore di conoscerlo tanto da vicino e di seguirlo come maestro di vita.
Proprio durante il corso dei lavori, che si protrassero un po' a lungo perché la Scuola non cessò mai di funzionare, il direttore Taverna ci affidò il còmpito di disegnare le tavole di un suo progetto per una chiesa da costruirsi a Buenos Aires, progetto commissionato dai Padri Missionari dei Sacri Cuori di Secondigliano. Per qualche giorno fummo distolti da questo lavoro per eseguire i rilievi del salone che già si profilava nel grezzo e che il progettista, direttore dei lavori, aveva richiesto per la decorazione da predisporre.
Il progettista era lo stesso ispettore ministeriale, l'ing. arch. prof. Giovan Battista Céas.
Ai marittimi torresi, e sono tanti, diremo che l'architetto Céas fu il grande innovatore dell'estetica architettonica delle navi di tutto il mondo,con la costruzione delle due motonavi «Saturnia»e «Vulcania» che, prima di appartenere alla Società di Navigazione «Italia» facevano parte della flotta Cosulich di Trieste. Diremo anche che il Céas è autore di un interessantissimo studio sull'architettura di Capri, dove egli sovente risiedeva in una sua villa. Quello che non diremo è il grande imbarazzo che provavamo quando dovevamo tracciare sia pure dei semplici elementi architettonici, tenendo seduto al nostro fianco un uomo di tale levatura. Ci perdonino i lettori se ci siamo lasciati trasportare dalla nostalgia per quei tempi... diciotto anni l'età! La giovinezza.
Per la precisazione dobbiamo aggiungere subito che il salone non venne ricavato né da una cappella, né tantomeno da un refettorio - come il<<docente» scrisse sul giornale locale - ma da piccoli vani dei quali furono abbattuti i muri intermedi. In quelle stanzette fino a qualche anno prima c'era stata un'officina meccanica.
Pur se i lavori per la ristrutturazione del complesso non furono finiti, dato che la Scuola era stata intitolata alla Principessa di Piemonte, il 10 luglio 1032, avvenne l'inaugurazione con l'intervento dei Principi.
Per l'occasione, il pittore Salvatore D'Amato eseguì il tappeto di fiori lungo il corridoio d'ingresso. Il bravo artista ebbe cura di presentare il tappeto con un angolo piegato che il principe Umberto si premurò di stendere con la punta dei piedi, rimanendo poi dispiaciuto per averlo, con il suo gesto, disfatto. Salvatore D'Amato fu nominato cavaliere della Corona d'Italia e nessuno lo seppe mai.
Per l'evento fu murata una lapide. Noi la riportiamo anche se... passata di moda, con la speranza che non ci accusino di sacrilegio o di offesa alla democrazia. Le lapidi fanno parte integrante della storia e non si dovrebbero distruggere e nemmeno piallare per cancellare «qualche» nome.

VITTORIO EMANUELE III RE VITTORIOSO
DUCE BENITO MUSSOLINI
QUESTA REGIA SCUOLA PRINCIPESSA MARIA DI PIEMONTE
INSTAURATA
PER VOLERE DEL GOVERNO NAZIONAL FASCISTA
INAUGURAVA IL 10 LUGLIO 1932 - X - E.F.
PRESENTI E AUSPICANTI
LE LL. AA. RR. IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA DI PIEMONTE
IL MUSEO DEL CORALLO
ONDE L'ARTE INDUSTRIE E IL SENTIMENTO CREATORE
DEL NOSTRO POPOLO IN FORME DI BELLEZZA
S'ETERNA

Il Consiglio direttivo: Domenico Beneduce - Gaetano Longobardi
Giuseppe Ascione - Francesco Sorrentino - Enrico Taverna

Il 22 aprile 1933 i reali personaggi erano di nuovo a Torre del Greco per inaugurare gli altri locali i cui lavori erano stati portati a termine.
Enrico Taverna non poteva chiudere meglio la sua lunga e luminosa carriera di artista e di educatore. Maestro di vita oltre che di arte, dopo 48 anni, durante i quali la Scuola toccò tutti i vertici dello splendore, mai più raggiunti, egli lascio la direzione. Il 6 ottobre del 1934 l'incarico venne affidato al prof. Renato Ferracciù artista dedicato e preparatissimo. La stragrande maggioranza degli oggetti raccolti nel Salone di esposizione risalgono al periodo in cui egli diresse la Scuola.
Dopo il secondo conflitto mondiale la Scuola non ha avuto più storia. Anzi, come dicevamo prima, è scomparsa addirittura, per dar posto all'attuale Istituto d'arte, che nulla ha a che vedere con l'antica Scuola d'Incisione sul Corallo, unica al mondo nel suo genere. L'eredità di quegli uomini non è stata raccolta da nessuno - al contrario di quanto affermano falsamente certi millantatori in fregola di «arte e cultura, cultura e arte» - ; semmai, proprio quella «eredità», è stata depauperata e distrutta, ripetiamo, con grave nocumento per Torre del Greco, per l'industria del corallo e per l'artigianato torrese.
(...)