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Tratto dal n°12
de LA TORRE -
31- 08- 1974
 
 
 
DALLE ORIGINI AD OGGI
LA FESTA DEI QUATTRO ALTARI
Parte prima
 

Molti anni prima che, nella chiesa di S. Cristina in Bolsena, avvenisse il miracolo del corporale (1263) e quindi ancora prima che papa Urbano IV, con Bolla dell'undici agosto 1264, istituisse la grandiosa solennità del Corpus Domini, nella città belga di Liegi si celebrava la festa del SS. Sacramento fin dal 1208; cioè da quando una religiosa ospitaliera del luogo suor Giuliana, tramite una visione interpretò la volontà del Signore che venisse celebrata annualmente una festa particolare in onore dell'Eucarestia. Evidentemente le affermazioni di suor Giuliana erano vere poiché prima che lo nominassero vescovo di Verdun ( e ciò avvenne nel 1di Verdun ( e ciò avvenne nel 1 «un certo» Mons. Jacopo Pantaleone, col titolo di arcidiacono di Liegi, il quale durante la permanenza in quella città ebbe modo di indagare e di interessarsi minuziosamente a quanto diceva e faceva l'umile suora.
Jacopo Pantaleone, nativo di Troyes (Champagne), figlio di un povero ciabattino, era colui che poi, nel 1261, divenne papa col nome di Urbano IV e, come dicevamo, in Orvieto istituì la solenne festa del Corpus Domini.
Chi ha scritto che la denominazione più antica è di festa del Corpus Domini e poi dell'Ottava, e che Ottava si chiama ancora oggi, popolarmente l'ha sparata grossa, come al solito.
Corpus Domini e Ottava è la stessa festa che durava otto giorni e si concludeva perciò con l'Ottava, fin dalla sua istituzione.
Infatti, Urbano IV nel 1264 la istituì «con rito doppio di prima classe e con OTTAVA da celebrarsi la feria quinta dopo l'ottava di Pentecoste».
(Un particolare curioso: alla Bolla manca la data, quella dell'undici agosto fu rilevata dal cardinale Lambertini dai protocolli vaticani. In diversi libri è riportata la data, errata, dell'8 settembre).
Per quanto riguarda noi da vicino, dicono gli storici che la festa del SS. Sacramento dell'Eucarestia si celebrava a Napoli fin dal 1248, al tempo dell'arcivescovo Pietro Sersale» (Ceva Grimaldi - Memorie storiche della città di Napoli - 1837) o alcuni anni prima, aggiungiamo noi, dato che il Sersale fu arcivescovo di Napoli dal 1217 al 1247 data della sua morte e perché nel 1248 la cattedra di S. Aspreno era vacante e tale restò fino al 1253.
Dal 1264, la festa man mano venne celebrata sempre maggiore sfarzo e solennità, raggiungendo il pieno del suo splendore ai tempi di Roberto d'Angiò, tanto è vero che questo re, nel 1310, per suggerimento della sue seconda moglie Sancia, pose la prima pietra di una grandiosa chiesa intitolandola appunto al Corpus Domini o Corpo di Cristo (è la chiesa che oggi tutti chiamiamo Santa Chiara ). Nel 1328, completata la chiesa, il cui costo si aggirò sulla cifra di 1.800.000 ducati, il re chiese ed ottenne dal papa, con un Breve pontificio, che in detta festa, la processione iscrisse dall'Arcivescovado, entrasse nella nuova chiesa e che in questa il Santissimo rimanesse esposto con gran pompa, per otto giorni continui giorno e notte, cioè fino all'Ottava.
In quell'anno re Roberto portò un'asta del pallio e le altre cinque le fece portare ai più alti notabili del regno (le aste o mazze del pallio allora erano sei, vedremo subito perché, in seguito, divennero otto).
L'arcivescovo Giovanni Orsini recò, in custodia tutta d'oro, il SS. Sacramento (l'ostensorio che vediamo oggi non esisteva ancora: fu inventato da San Gaetano verso la prima metà dell' 500).
nel 1496, Ferrante II d'Aragona decretò che un'asta fosse assegnata al popolo e infatti quell'anno un'asta fu retta, per la prima volta, dell'eletto del popolo, Don Antonio Sasso.
Due anni dopo, nel 1498, Federico d'Aragona, zio del precedente, concesse un'asta anche ai cinque sedili, ma i nobili cavalieri l'anno dopo pretendevano altre quattro, cioè una per ogni sedile, lasciandone una al popolo.
Il popolo, a sua volta, reclamò col dire che se si davano cinque mazze ai sedili dei nobili, a esso ne sarebbero spettate ventisette, perché, a quei tempi, tante erano le piazze del popolo.
Il re, allora, per appianare la lite sorta tra i nobili e il popolo, diede incarico ad una commissione che, come tutte le commissioni da che esiste il mondo, non venne a capo di nulla.
Intanto il giorno della festa (30 maggio 1499) era trascorso e i contendenti non si erano messi d'accordo, mentre i giorni trascorrevano veloci e nulla faceva intravedere la conclusione positiva delle trattative.
Il 18 giugno, martedì, il re convocò tutti in Castelnuovo e ordinò che le aste del pallio, da sei che erano, fossero portate a otto e così distribuite: Una al re, la terza a destra ed era tutta dorata; una al duca di Calabria, la terza a sinistra dorata per metà, e le altre sei tutte bianche, cinque ai nobili e una al popolo. Tante storie per accontentare i nobili, mentre il popolo una ne aveva prima e una ne aveva dopo.
A causa della controversia, la processione ebbe luogo il giovedì seguente 20 giugno, con ventidue giorni di ritardo.

* * *

Nel '500 a Napoli la processione del Corpus Domini seguiva il seguente percorso:
Arcivescovado; Vico della Zite; S. Agostino alla Zecca; Strada della Sellaria, alla quale torneremo subito; Strada dei Cortellari; Largo di Porto; S. Maria la Nova; Monteoliveto. Da qui, da un cancello laterale, entrava nella chiesa di Santa Chiara, dove si esponeva all'adorazione dei fedeli il Santissimo che restava esposto per otto giorni, cioè fino all'Ottava.
Dopo la solenne funzione, la processione usciva dalla porta principale, percorreva la Strada Trinità Maggiore; Piazzetta Nilo; Vico Bisi; Largo dei Gerolamini e da qui rientrava nell'arcivescovado.
Torniamo ora, come abbiamo detto, alla Strada della Sellaria. Qui veniva eretto un colossale catafalco detto appunto «Il Catafalco della Sellaria».
Prima di proseguire è bene precisare che il significato della parola catafalco non è sempre esclusivamente funerario, come alcuni credono. Il catafalco di cui stiamo parlando non fu eretto a caso e tanto meno si erigeva «ai tempi di Alfonso d'Aragona, cioè nella prima metà del secolo XV», come scrisse Vincenzo Di Donna a pag. 181 della sua «Università della Torre del Greco» edita nel 1912. Il catafalco non venne eretto prima del 1494; cioè verso la fine del detto secolo.
Alla Strada della Sellaria sorgeva l'edificio del Seggio del Popolo e, quando la processione del Corpus Domini giungeva ivi, da quell'edificio veniva impartita la benedizione al popolo.
Nel dicembre del 1456, meno di due anni della sua morta, Alfonso I d'Aragona per punire il popolo di talune ribellioni o forse per dare più aria alla casa della sua amante Lucrezia d'Alagno o per tutte e due le ragioni, fece radere al suolo il Seggio del Popolo. Solo verso la fine della dinastia Aragonese (Alfonso II -1494) fu consentito ai rappresentanti del popolo di riunirsi in S. Agostino alla Zecca, in un locale attiguo al campanile. Da allora, in sostituzione dell'edificio distrutto, si costruì ogni anno, per la festa del Corpus Domini, il «Catafalco della Selleria» o del Pennino (Pendino) detto anche « Seggio Pittato». Esso veniva eretto a spese degli abitanti del quartiere Pendino, per celebrare il riconquistato potere del popolo nella sua secolare lotto contro i nobili e i ricchi, e per rivincita sul sopruso commesso da Alfonso I nel 1456.
«Il Catafalco era un immenso arco trionfale costruito in legno lavorato e dipinto, con colonne e frontoni sul tipo architettonico del '500. Fra le colonne vi erano nicchie adorne di statue di cartapesta e fra le cornici, quadri ed iscrizioni. Stemmi e cartigli, festoni ed arazzi completavano l'addobbo. L'arco occupava tutta la larghezza della piazza e sorpassava in altezza le case laterali» (De Montemayor, in Napoli Mobilissima - 1897).
Un poeta popolare,
verso la fine del '500 così descriveva la festa e il catafalco:

Gli archi, l'opre, i lavori,
quei preziosi odori
che far solite son le spetiarie,
i suoni e l'armonie
quel continuo sparar d'artigliarie,
ch'allor l'odono per tutto il giorno Santo,
si può dar questo vanto
Napoli sol che la fan gloriosa
sovra ogn'altra opra sua meravigliosa
nel mezzo poi, ch'è il bel che più vi sia,
vedreste nel passar la Sellaria
un'altissima torre e con gran cura
tutta posta a pittura
che stupiria a vederla la natura.

Il poeta era Giovanbattista del Tufo (1548-1800) autore del «Ritratto o Modello delle grandezze, delizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli», scritto a Milano intorno all'anno 1588.
L'opera, interessantissima, rimasta manoscritta per secoli, è stata pubblicata a cura del prof. Calogero Tagliareni nel 1959.
L'ammirazione e l'entusiasmo di del Tufo per il catafalco dovevano essere ben giustificati, tanto è vero che il viceré conte di Olivares, che ricoprì la carica dal 1595 al 1599, per essere il viceré dell'«austerity», ne proibì la costruzione per evitare spreco di denaro, talmente era elevata la spesa per allestirlo. Il divieto durò ben poco perché, appena qualche anno dopo, il popolo riprese a costruirlo, ancora più bello e grandioso di prima.
Una parte del catafalco era adattata a palcoscenico sul quale venivano rappresentati quadretti biblici detti «MISTERI».
Ed ecco la prima parola attinente la festa torrese.
E' opportuno perciò che il lettore sappia l'origine di queste sacre rappresentazioni che erano accompagnate da musica.
Furono ideate da S. Filippo Neri nell'oratoria di S. Maria Vallicella in Roma. I soggetti, tolti di solito dalla Bibbia, vennero musicati per la maggior parte da Jacopo da Palestrina (1525-1594).
La prima rappresentazione dei «misteri» ebbe luogo a Roma nel 1564.
Nel 1663, nella piazza della Sellaria, oltre al solito catafalco, fu fatto anche un altare, ma non era il primo perché, da quasi un cinquantennio, a Napoli già si celebrava la festa dei «Quattro Altari», come vedremo i seguito.
L'altare fu eretto nei pressi della fontana nuova (la fontana, coi lavori del Rinascimento fu smontata par dare luogo al Rettifilo e ricostruita di fronte al Grande Archivio). Fu costruita a cura dei Gesuiti dietro compenso di trecento ducati e il «mistero» fu l'episodio biblico di Giosuè: « O sole fèrmati su Gabaon!».

* * *

Con l'avvento dei Borboni la tradizione fu mantenuta.
La processione del Corpus Domini ebbe luogo anche durante il brevissimo periodo della Repubblica Partenopea, anzi proprio negli ultimi tumultuosi giorni prima della fine.
Il 22 maggio vigilia della festa, venne a Napoli da Capua il generale francese Giradon con quattrocento uomini per assistere alla solenne processione. Nello stesso giorno, «il trombetta» ( 'a trummetta 'a Vicaria ), cioè il banditore ufficiale, girò per la città per avvisare la popolazione di non aver paura se all'indomani si fossero uditi gli spari dei cannoni, perché era per la festa del Corpus Domini.
Il giorno dopo, invece, si udì un solo colpo di cannone e solo quello: servì ad annunziare che in quel momento, la Commissione Esecutiva usciva dal Palazzo Nazionale (non più reale). La commissione si recò con due carrozze al Catafalco del Pennino, «ove si trovavano cinque sedie di velluto per cinque membri dell'Esecutivo, uno sgabello pel Segretario, e quattro sedie di paglia (ih che miseria bella!) pei quattro Ministri, di Finanze; Guerra; Giustizia e Polizia: e dell'Interno» (Carlo De Nicola - Diario).
La processione, seguendo il solito percorso, andò a S. Chiara e quindi rientrò nel duomo.
Lo stesso De Nicola alla data del 12 giugno 1800, annota: «La festa del Corpus Domini è riuscita propiissima (sic.) e ci si è riveduto l'antico decoro».
Il 5 giugno del 1806, era re di Napoli Giuseppe Bonaparte, sul Catafalco del Pennino o della Sellaria, venne rappresentato per mistero «Il monte prodigioso di Oreb», libretto di Antonio Rota, musica di Giovanni Paisiello. Purtroppo le partiture del famoso musicista tarantino sono andate perdute.
Salito al trono Gioacchino Murat , il catafalco non venne più innalzato.
Dal 1816, con la restaurazione dei Borboni, l'usanza venne ripresa da re Ferdinando IV che, nel frattempo era diventato I.
La tradizione venne rispettata anche dai successori Francesco I e Ferdinando II e ciò fino al 1817.
Lo scrittore tedesco Carlo Augusto Mayer, nel 1835 così scriveva: «sulla piazza del Pennino presso la Zecca, viene eretto un catafalco in forma di tempio, che costa più di tremila ducati, ed è visitato anche dal re».
Dopo l'insurrezione del maggio 1848 (o' quarantotto), il catafalco non fu eretto e da allora l'usanza è scomparsa per sempre.
La processione del Corpus Domini usciva dal Duomo fino a pochi anni dopo la seconda guerra mondiale, sia pure con un percorso più breve.
Poi, venne l'automobile puzzolente con le sue esigenze di traffico, a porre la parola fine dopo circa sette secoli.

Raffaele Raimondo