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Tratto da
Uomini e Fatti di
Torre del Greco
pagg. 203/249

 

 

 

 

 

 

nell'immagine:
Il solenne ritorno di papa Pio VII
il 24 Maggio 1814.
Civica Raccolta delle Stampe, Milano

 
 
VINCENZO ROMANO

SANTO TRIPUDIO A TORRE: GRANDIOSI FESTEGGIAMENTI CON LA MUSICA IN CHIESA AFFIDATA A UN' ORCHESTRA

 

A questo punto diamo la parola al nostro amico carissimo mons. Salvatore Garofano.

Quando il Papa, tornò finalmente alla sua sede apostolica, sembrò che il Preposito fosse impazzito di gioia. Nonostante che a Napoli comandassero ancora i Francesi, mobilitò tutti i maggiorenti e il popolo di Torre per una festa senza eguali: la chiesa fu sfarzosamente apparate, la città illuminata per tre giorni di santo tripudio e per la prima ed ultima volta in vita sua permise che la musica in chiesa fosse affidata a un'orchestra ( op. cit., pag. 142 ).

Qui richiamiamo alla memoria del cortese lettore quel lontano 28 giugno del 1790, quando nella casa del Signore, nell'antico tempio distrutto dall'eruzione il 16 giugno del 1794, con la scusa del funerale a Gaetano de Bottis, si era svolta invece la più grande assemblea massonica, al suono di una grande orchestra venuta da Napoli, alla presenza di un pubblico che affollava la chiesa e che non era venuto per pregare per l'anima del defunto don Gaetano.
Il Preposito «impazzito» di gioia per il ritorno del papa, volle anch'egli l'orchestra, non per gli aristocratici, non per i preti col bastoncino, non per i letterati; ma per i suoi umili e fedeli filiani, in altre parole, per il popolo di Dio, ossequiente alla Chiesa di Roma. E forse fu quella l'unica volta che Vincenzo Romano s'interessò, sia pure marginalmente, di politica.
L'eco dei grandiosi festeggiamenti giunse all'orecchio del papa che, commosso e riconoscente, volle colmare i torresi, tramite il loro parroco, con ogni sorta di concessioni ed indulgenze.
Circa la morte di Pio VII, che tanta analogia ha con quella del Romano, e che è opportuno sottolineare, riportiamo un episodio che non collima con almeno due versioni: quella del pronipote del Beato, don Giuseppe Romano (1881) e quella del sac. Camillo Balzano (1932).
Nel riportare la deposizione di don Filippo Cuomo, Giuseppe Romano scrive:

D.FILIPPO CUOMO così depose: Alla morte di Pio VII, mentre si ritirava il Servo di Dio INSIEME CON ME , mi disse: In questa Torre del Greco vi è un anima, che ha vista l'anima del Pontefice andarsene addirittura (sic) in Paradiso. Io gli interrogai, chi fosse quest'anima, ma egli non più rispose, ed io pensai fra me, che quest'anima fosse Lui stesso. Gli ripetei, siete stato forse voi? Ed Egli seguitando a camminare, non mi rispose.

E questa è la versione di Camillo Balzano:

Il Ven. Romano si ritirava una sera col Sac. PASQUALE LOMBARDO, (tanto eccellente nella virtù, quanto l'istesso Romano) ed era il venti luglio del 1823. Egli rivolto a LOMBARDO disse: in questa Torre del Greco, vi è una persona, che ha visto l'anima del Pontefice andarsene in paradiso. All'ora che egli diceva questa proposizione, moriva il grande Pontefice Pio VII, Barnaba Chiaramonti, tanto da lui venerato e grandissimamente amato…

Chi era che si accompagnava a don Vincenzo quella sera ? Don Filippo Cuomo o don Pasquale Lombardo? L'unica cosa a cui siamo in grado di rispondere è che non era il «venti luglio» - come scrive il Balzano - ma il VENTI AGOSTO 1823. Don Camillo, per un suo lapsus, fa morire il papa un mese prima.
Ed ecco L'ANALOGIA DELLA MORTE DEL PAPA CON QUELLA DEL ROMANO.
Come accadrà per il Romano (1° gennaio del 1824, non come scrive Camillo Balzano: 1° gennaio 1825) il papa che già era caduto una volta, cadde di nuovo il 6 luglio 1823, e questa volta si ruppe il femore. Questa caduta lo portò alla tomba.
Assistito dal suo confessore cardinale Bertazzoli, compì tutti i doveri religiosi, ma un giorno che il troppo zelante assistente lo esortava a nuova devozioni importunandolo non poco, rispose annoiato:

- Andate, voi siete veramente un pio seccatore.

Morì, come abbiamo detto, il 20 agosto 1823 (cfr. David Silvagni, La Corte e la Società romana).

LE TRIBOLAZIONI DEL PREPOSITO CURATO