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Tratto da
Uomini e Fatti di
Torre del Greco
pagg. 203/249
 
 
 
VINCENZO ROMANO

L'ABOLIZIONE DEL FEUDALESIMO. ENTRATA DI GIUSEPPE BUONAPARTE A NAPOLI

 

Proprio all'inizio di quell'anno, altri sconvolgimenti politici dovevano funestare il regno di Napoli. Diciamo «funestare» per modi di dire, perché in fondo non ebbe nulla di funesto, anzi proprio quell'anno venne abolito il feudalesimo.
Alle prime avvisaglie del temporale il primo a scappare fu, come al solito, Ferdinando IV ( il suo motto era: fuimme ! fuimme!). Infatti il 24 gennaio s'imbarcò per Palermo, e l'11 febbraio s'imbarcò la regina.
Il 14 febbraio il generale Andrea Massena con la prima colonna di truppe francesi entrò in Napoli e il giorno dopo entrò il fratello di Napoleone, Giuseppe Buonaparte, acclamato entusiasticamente dal popolo napoletano.

O Francia, o Spagna
abbasta ca se magna.

Dietro l'esercito invasore rientrarono in Napoli parecchi giansenisti e massoni del 1799, tra i quali mons. Bernardo Della Torre. Era di ritorno da Roma, dove era andato a piangere i suoi errori.
Pur di non collaborare coi francesi, il cardinale Russo Scilla, con bolla del 23 marzo 1806, nominò suo vicario generale il Della Torre. Non aveva altra scelta fa fare: fu obbligato.
Per aver negato il giuramento di fedeltà al nuovo re Giuseppe Bonaparte, il Ruffo Scilla, il 26 maggio fu esiliato, e durante il viaggio verso il lungo esilio a Parigi, da Firenze in data 20 giugno, così scriveva al padre barnabita Francesco Saverio M.a Bianchi.

Sono stato obbligato a dare i miei poteri a Mons. Della Torre, vescovo di Gragnano e Lettere, e l'ho scelto a mio vicario (Ambrasi - Riformatori e ribelli a Napoli, pag. 252).

Ma il cardinale, in seguito, non dovette affatto pentirsi, avendo il Della Torre, durante l'intero decennio, difeso con tutti i mezzi gli interessi della Chiesa napoletana. Basti dire che il suo intervento riuscì a salvare la monumentale chiesa di S: Domenico Maggiore, che i francesi volevano destinare a…stalla per i cavalli del loro esercito invasore.
Anni prima, anche a Torre del Greco, sparuti giacobini locali (sono sempre coloro che aspettano la «liberazione» dagli eserciti stranieri) ironizzando sullo zelo di cui era animato don Vincenzo Romano nella riedificazione del tempio di S. Croce distrutto dalla lava vesuviana, usavano dire: costruisse pure la chiesa, sarebbe stata una buona stalla per le bestie dell'esercito francese che, intanto era entrato a Napoli il 22 gennaio 1799.

SAN FRANCESCO SAVERIO M. BIANCHI