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Tratto dal n° 3
de LA TORRE -
11 Febraio 1968
 
 
NERO*BIANCO * NERO*BIANCO * NERO*BIANCO * NERO*BIANCO
 
IL MOD. 120 - IL FESTINONVALE
 

Il senso della misura - Cani e.....scendiletti....
di RAFFAELE.RAIMONDO

Non è un modulo o un modello dell'I. C.T. (Istituto Centrale di Statistica) per accertare la percentuale dei miopi che esistono in Italia o meglio ancora a Torre del Greco. Non è nemmeno un modulo dell'I.N.P.S. (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) sul quale va compilata la richiesta di pensione di lire 743,75 (settecentoquarantatrè e settantacinque centesimi) mensili per chi ha navigato oltre trent'anni, anche se ha qualcosa di attinente con il mod. 120.
Non è nemmeno un missile a testata nucleare. Non è nemmeno un tipo di sottomarino tascabile. Non è neppure la prossima futura quotazione del dollaro o della sterlina.
Volete tirare ad indovinare? Ed allora su, forza!...
No, non è un caccia bombardiere a reazione...nemmeno è la circonferenza...toracica di Sophia Loren!...Come dite?... - Il cannone che dalle linee tedesche nella prima guerra mondiale mandava i proiettili sua Parigi? - No quello era il 420! Forse noi torresi arriveremo al «Mod. 420», stiamo vicini.
Siete vicini ad indovinare?!? - No! Non è neanche un modello di motoscafo entrobordo cabinato o fuoribordo. E'vero che stiamo entrando in un nuovo «boom» , ma i mod.120 non ha niente da spartire con la motonautica.
Non è nessun tipo di satellite artificiale o di veicolo spaziale e nemmeno un nuovo tipo di lavabiancheria o di lavastoviglie.
Ancora non indovinate? Eppure lo avete sotto gli occhi ed in continuazione. Volete che ve lo dica? No? E va bene... attenderò che vi spremiate le meningi.
No, non è un nuovo detersivo che toglie lo sporco, e vi prevengo che non è nemmeno un meridiano di longitudine est od ovest sul quale stanno facendo la guerra.
Buuumm - dite voi -. E' vero, quella è la latitudine, non i paralleli, e precisamente il 17, e il 38.
Ma io dico invece che se per la formazione di nuovi Stati, le teste d'uovo si ostinano a credere che quelle linee esistono per davvero, un giorno useranno per stabilire i confini anche i meridiani come del resto fecero gli Stati Uniti quando stabilirono i confini fra i medesimi.
Incominciate a spazientirvi? Allora ve lo dico? Ebbene dirvelo!
Fate per prima i vostri scongiuri!... Ve lo dico: E' il nuovo tipo di manifesto necrologico di Torre del Greco.


La deferenza ed il rispetto per i nostri concittadini defunti e per le famiglie colpite nei loro affetti più cari non ci vietano di fare osservare che in ogni cosa c'è il senso della misura e in questo caso di misura intendo parlare
Quelle centinaia di lenzuola a due piazze che coprono letteralmente i muri della città, quei manifesti colossali, dalle facciate degli edifici, più che essere manifesti di cordoglio, gridano il pessimo gusto che ha invaso Torre del Greco.
Quegli enormi quadri incorniciati di nero non fanno diventare «importante» il defunto anche perché, se lo è, da morto cessa di esserlo.
L'intensità del dolore della famiglia non si esprime certo con la grandezza dei caratteri tipografici, che fanno pensare piuttosto a quelli cubitali dei manifesti teatrali con il nome delle «vedettes» internazionali.
Non suonino di offesa per nessuno, queste poche righe. Per carità, ridimensioniamo i manifesti funerari, se no certamente arriveremo ai mod. 240, e perché no, anche al 480.
Eliminiamo questa cattiva abitudine che non aggiunge ulteriore lustro né ai Defunti né alla famiglia e tantomeno a Torre del Greco.

Quelle lagne di Sanremo dovevano essere canzoni melodiche. Dov'è la melodia?
Rivolgendomi alla musa

quella scarsa, quella mia,
chiedo l'estro per il via
e le dico: me... lo... dia!...

La mia Musa poverella com'è, non mi dice mai no. E come San Gennaro.
Infatti mi ha dato subito l'estro sottoforma di una notizia da Parigi. in data 1.febbraio e pubblicata da un grande quotidiano romano.
«Scontento della trasmissione della R.T.F. il parigino Felix Laurente, di 53 anni, è salito sulla Torre Eiffel, dove si trova appunto l'antenna trasmittente della televione francese, recando con se il proprio televisore. Arrivato al primo ripiano (60 metri dal suolo) si è avviato presso la balaustrata e lo ha lanciato nel vuoto».
Le Alpi impediscono di vedere i programmi della Televisione Italiana a Parigi. Se così non fosse «monsieur Laurente»per gettare nel vuoto il proprio televisore sarebbe salito certamente fin sulla cime della Torre (300 metri).

S'intende che il festival non vale niente dal lato artistico però economicamente vale un tesoro per gli organizzatori e per quella cittadina fino ad anni fa poco conosciuta ed oggi assurta a «capitale della canzone» . Non fu per puro caso che alla prima manifestazione sanremese nell'anno 1920 vinse la canzone: «Napule ca se ne va». Se fossero vivi Murolo e Tagliaferri non scriverebbero «Napule canta». Scriverebbero «Napule chiagne».
Questa cittadina diventata capitale (dicono) sia pure della canzonetta fonda il suo benessere sulla coltivazione dei fiori e sul casino di giuoco.
Da quel...casino ogni anno puntualmente viene fuori una valanga di corbellerie, di rumori assordanti, di piagnistei ed urla scomposte che si trasformano in tanti rivoli d'oro per gli organizzatori, i «parolai», i «maestri», i «cantanti» e le case discografiche appoggiate in modo sfacciato dalla R.A.I. (Radio Assordamenti Italiani) che ne dà notizia perfino nei preannunci del «Giornale-radio», assieme alle notizie di terremoti, guerre, carneficine, resoconti parlamentari ed avvenimenti da far tremare.
Non parliamo poi dell'<<incensata» dei giornali (purtroppo anche quelli seri) e dei rotocalchi.(Che cosa non si fa per vivere?).
E'il caso di citare la critica (pardon, l'incenso) riguardante la canzone «Il posto mio» di Tony Renis (vorrei sapere perché nessuno si chiami: Serafino Stonatini) cantata dall'autore e da Domenico Modugno.
Ecco come se ne è uscito il citato grande quotidiano della Capitale (è il mio giornale preferito).
«Ecco, adesso c'è la canzone di Renis e di Modugno - sussurravano le ingioiellate signore in sala, dandosi il gomito». (Che raffinatezza aristocratica! n.d.r.) E continua:
«Si tratta di una melodia aggraziata ed orecchiabile della quale, Tony Renis che ne è anche l'autore ha fornito una calibrata interpretazione. Bravissimo ed applauditissimo Domenico Modugno che ha ipnotizzato la platea».Fin qui il giornale
Risultato finale, la canzone è stata eliminata.
La canzone descriva un «innamorato» che rivolgendosi all'oggetto della sua attenzione, alla sua donna insomma, cerca di farle notare che nessuno «al posto suo»si sarebbe trasformato in un cane in uno...scendiletto.
Questa è...l'arte. Questa è la canzone che le signore «ingioiellate» (Chi sa chi erano!?) pregustavano, dandosi gomitate nello stomaco, forse per provocare il vomito.


D'Arte c'è neppure un etto
Sapevamo ch'eran cani
sol perchè eran can...tanti
Or qualcuno è...scendiletto

Una volta certi esemplari di uomini venivano chiamati «chiachielli»e anche se lo sapevano, cercavano di nasconderlo. Non andavano mica a raccontarlo alla gente.
Oggi invece lo dicono a tutti magari con la scusa di cantare. Sono il tuo cane, sono il tuo scendiletto. Quasi lo urlano, lo gridano come si consiglia di fare, nel chiedere quella famosa China.
E su di una china stiamo. Una china ripidissima, ove «il costume»va a...precipizio.
Di questo passo, cosa tira cosa, al prossimo «Festi(non)val» ... ascolteremo canzoni nelle quali, per esprimere alla donna amata, la dedizione, l'amore ed il...servilismo, non chiederanno di meglio che di trasformarsi in oggetti non meno utili e...necessari dello scendiletto, andando a sceglierli fra i meravigliosi e variopinti prodotti della «Ceramica Pozzi» .