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Tratto dal n°18
de LA TORRE
17-11-1969
















L. A. Mauzan - 1917
 
 
MANIFESTO
di Raffaele Raimondo

Nei giorni scorsi, ho veduto una scadente riproduzione di un vecchio manifesto pubblicitario del 1917 tanto caro e tanto tenace nei ricordi della mia infanzia.
La riproduzione è stata affissa a cura di un movimento politico, il quale prendendo lo spunto da questo autunno, cosiddetto caldo a causa degli scioperi e dei disordini sempre più dilaganti, ed interpretando, a modo suo, gli avvenimenti, vuole farci sapere che: «Il nemico è in casa». Infatti queste sono le parole che appaiono sul manifesto.
Temo però, che il suddetto movimento politico nell'adottare quella vignetta per avvertirci che «il nemico è in casa», abbia commesso un errore e cioè ha parlato di corda in casa dell'impiccato. Se non erro, furono proprio i personaggi ai quali si ispirano gli appartenenti a questo a farci trovare, l'8 settembre 1943, il nemico in casa ed era proprio lo stesso nemico del 1917, contro il quale andava all'assalto quel fante con il dito puntato, da essi rievocato così a sproposito.
Comunque il fatto ha ravvivato in me il ricordo del manifesto originale ed i tempi in cui appariva da per tutto.

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Il manifesto originale, che pubblichiamo, opera del cartellonista Luciano Achille Mauzan, apparve, sui muri di tutta Italia verso la fine del 1917, per conto di un noto Istituto di Credito per pubblicizzare un prestito nazionale.
Era l'anno della ritirata di Caporetto e quel manifesto esprimeva l'austerità e le preoccupazioni del momento: quando la Patria chiama i cittadini tutti a versare i propri risparmi, per la prosecuzione vittoriosa della guerra, che doveva concludersi l'anno dopo, con la grande offensiva di Vittorio Veneto.
"Fra i tanti manifesti editi allora ebbe grande successo proprio quello di Mauzan che rappresentava un soldato il quale, uscito dalla trincea invitava, con sguardo severo e col dito puntato verso l'osservatore, a fare tutti il proprio dovere. Quegli occhi e quel dito che apparivano ovunque, anche riprodotti in grandi dimensioni, erano diventati un ossessione per il cittadino" Quello sguardo e quel dito puntato, seguivano tutti e additavano tutti nei teatri, nelle stazioni ferroviarie, lungo le strade ed erano, nello stesso tempo, un ordine ed un invocazione: Fate tutti il vostro dovere!

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Nel cuore di una notte fredda di quel (ahimè) lontanissimo febbraio del 1918, mio padre mi levò dal letto, mi portò nella stanza e tenendomi in braccio mi accostò alla finestra che guardava verso Napoli e disse: "Guagliò, guarda stanno bombardando Napoli".
Non avevo ancora sei anni eppure quella scena non si è cancellata dalla mia mente.
I fasci di luce delle fotoelettriche falciavano il cielo stellato in quella rigida notte d'inverno fra i bagliori degli scoppi e degli incendi. Per proteggermi dal freddo della notte mi avvolsero in una coperta della Regia Marina, dal colore grigio con la fascia e le stelle. La gente gridava: "Spegnete le luci! Spegnete le luci! " e fu allora che mia madre soffiò sulla lucerna ad olio che, ancora oggi, conservo come una reliquia.
Questo particolare, ridicolo in verità, mi tornò alla mente tanti anni dopo quando lessi nel libro di Giovanni Altieri "Napoli Nobilissima" un fatto, non meno ridicolo, che avveniva proprio nello stesso momento a Napoli mentre il dirigibile tedesco "Zeppellin" lanciava la bombe-mina da 500 chilogrammi che cadde nei pressi della Galleria Umberto I all'angolo di via S. Brigida, alla salita Cariati  ed una terza che non esplose al vico Rotto S. Carlo.
Un gruppo di giornalisti, tra i quali Libero Bovio, Ugo Ricci e l'avv. Pisani di Massamormile, usciva dalla redazione de "Il Mattino", quando cadde la bomba alla salita Cariati. Quello che accadde lo racconta Giovanni Artieri: " Non erano sbucati a via Toledo che un'altra bomba cadde alla salita Cariati e l'immenso fragore, la vampa orrenda illuminò il Creato, e annichilì gli animi sospesi. Ma nel gruppo or ora uscito dalla sede del "Mattino" avvenne qualcosa di epico. Avvenne che Pisani di Massamormile, allora ufficiale di cavalleria in licenza, gridò: - "Nun ve me mettite paura! " E compì un gesto meraviglioso: sfoderò la sciabola".

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Un altro manifesto è apparso per celebrare la Giornata del Risparmio che ha luogo annualmente. Questa ha una certa analogia di significato col primo, perché anche quello chiedeva per il prestito nazionale i risparmi cittadini.
 Se il primo manifesto ha potuto provocare quei ricordi piacevoli, il secondo ha destato in me una certa ilarità, perché gli stessi uomini che vantano l'era della civiltà dei consumi, parlano di risparmio. Proprio quelli che si autodefiniscono gli artefici del "boom", del miracolo economico e del benessere, oggi sono alle prese coi gravissimi "problemi", come essi li chiamano, di natura economica. Hanno fatto credere, ed ancora fanno credere (e nessuno ha il coraggio di dire la verità) che lavorando di meno, spendendo di più, fra settimane corte, ponti e vacanze lunghe ci siano i soldi da risparmiare.
E poi chi dovrebbe risparmiare? E perché risparmiare? Per vedere dopo un anno le diecimila lire risparmiate valere meno, molto meno? Ed infine, perché risparmiare quando c'è "Canzonissima" che dispensa miliardi, quando ci sono i "Casinò"(bisce autorizzate, quello che in effetto faceva anche Scirè), quando c'è il Totocalcio, la Sisal, il Lotto, ecc.?
In economia, e gli economisti lo sanno, anche se alcuni fingono di non saperlo, non esistono miracoli. Rimanendo in tema di economia e confrontando i due manifesti abbiamo che, dopo l'apparizione del cartellone di Mauzan, durante l'incubo di Caporetto, con l'ottobre del 1918 venne Vittorio Veneto, mentre oggi a quanto pare ; persistendo questo andazzo si va piuttosto verso El Alamein.