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Tratto dal n°12-69
de LA TORRE 
25-7-1969 
 
 
La corrente del gòffo
 
articolo inutile
di RAFFAELE RAIMONDO


Non è un refuso! Quindi è bene precisare subito che non si tratta della «Gulf stream» ossia della corrente del Golfo chiamata «il termosifone dell'Europa».
Il titolo potrebbe sembrare non appropriato ed invece lo è, perché l'impacciata goffagine di un tempo è diventata sicura convinzione e con la scusa dell'originalità, si ostenta attraverso le cose più impensate che, invece, dovrebbero far pensare... al seno del ... ridicolo.
La corrente del «gòffo» è la ciclonica e devastatrice corrente di entusiasmo facile e di pessimo gusto che ha investito la stragrande maggioranza dell'umanità e che, non essendo come la prima, quella del Golfo, un fenomeno benefico e naturale, è destinata, prima o poi, ad esaurirsi. E speriamo si esaurisca presto, perché tutti i fenomeni di isterismo collettivo, siano essi di natura politica, religiosa, artistica, culturale, di costume, ecc., hanno sempre portato gli uomini a pagare, in seguito, costi pesantissimi.

Infatti i primi      BOLLETTINI DI GUERRA       sono apparsi sui giornali.
Due Stati dell'America Centrale, l'Honduras e San Salvador, sono in guerra a causa delle partite di calcio per la qualificazione della Coppa del Mondo. Scontri alle frontiere e bombardamenti aerei di diverse città, con centinaia di morti sono il bilancio delle prime ore di guerra; e vogliamo sperare che le due repubbliche non posseggono l'arma atomica.
Allontaniamoci rapidamente da questo campo di battaglia e ritorniamo al discorso di prima per parlare del

PLAGIO COLLETTIVO
Durante la romantica avventura di Titti Savoia e Maurizio Arena si parlò di plagio e chi non aveva dimestichezza con i Codici apprese che il plagio oltre ad essere l'appropriazione indebita di un'opera o di un idea è anche un reato che rende colpevole chi, con l'inganno, sottopone un altro od una altra alla sua volontà, approfittando delle sue deboli facoltà intellettive.
Ancora, però, non si sono visti condannare i rei di

INCRETINIMENTO DI MASSE.
di giovani ipnotizzati, narcotizzati ed esasperati da enormi organizzazioni che hanno dalla loro parte cinema, teatro, stampa, radio e televisione e che con questi efficacissimi mezzi di «persuasione» li rendono o meglio li arrendono ai loro voleri, che sono poi i loro propositi di speculazione e di arricchimento lauto e facile.
E' questo il caso del non mai tanto osannato, venerato ed idolatrato

CANTAGIRO
apportatore di arte e di cultura (?) in una cornice «kolossal». Anzi un gruppo di pittori sta preparando una manifestazione analoga

L'ARTEGIRO
che prossimamente prenderà via pare, da San Remo (Te pareva). I pittori appena arriveranno nelle località prescelte per le tappe, sfodereranno cavalletti e pennelli e venderanno i quadri «frienno magnanno». Staremo a vedere se troveranno il successo ed i fans come i cantanti o se inseguito non abbineranno le due manifestazioni. Il successo non dovrebbe mancare se si pensa al caso di

INCRETINIMENTO SINGOLARE
e non potrebbe essere più ... singolare, dell'Assessore allo Sport di Alessandria (... ma che Alessandro d'Egitto! E' quella d'Italia! dove si fabbricano i cappelli) che ha consegnato a Radaelli una vistosissima e ... pesantissima medaglia d'oro con la seguente

MOTIVAZIONE
«incurante dell'incombente pericolo della contestazione portava il cantagiro nella bella città piemontese che festeggia quest'anno l'ottavo centenario della sua nascita». (In questo momento sto pensando a Salvo d'Acquisto... ). Non credo che l'Assessore alessandrino abbia fatto eccessivi sforzi finanziari di fronte ai

CINQUE MILIONI
che il Comune di Torre del Greco mise a disposizione dell'organizzatore locale, quale contributo della città del corallo per l'«onore» ricevuto.
Siccome ogni medaglia ha il suo rovescio e non tutte le ciambelle riescono col buco, quest'anno a

TORRE ANNUNZIATA
parecchi hanno reagito energicamente e si sono difesi bene dall'attacco tracotante di provocatori che spadroneggiano sull'Italia intera accumulando miliardi fruttati dall'incretinimento collettivo e con l'appoggio dei loro rappresentanti ... diplomatici accreditati presso i comuni e disseminati lungo tutto il percorso della carovana, anche nelle località non sedi di tappa. Un nutrito bombardamento di ortaggi e di uova, accompagnato da liquido prodotto dalle ghiandole salivari ha accolto gli «idoli». Qualche «inviato speciale» ha definito «teppisti» gli autori del bombardamento e definito fans quelli che istericamente gridavano, che applaudivano e che chiedevano autografi ai «divi», come se l'esasperazione favorevole non potrebbe o non dovrebbe provocare l'esasperazione sfavorevole  scaturita dalla seguente e ben diversa

MOTIVAZIONE
Sfidando la pazienza e il risentimento di questa città che era la prima del mondo per l'industria molitoria e per la produzione degli «spaghetti», oggetto questi di derisione da parte dei fratelli nordici i quali chiamavano dispregiativamente «mangiamaccheroni» (oggi sono loro a fabbricarli e i primi a mangiarli); di questa città che era uno dei primi porti mercantili del Mediterraneo; di questa città che era industriale per antonomasia e defraudata oggi in ogni attività, il Cantagiro non poteva essere accolto in maniera diversa - Zona di operazione, 3 luglio 1969 .
Domandiamoci anche cosa sarebbe accaduto se la carovana avesse fatto tappa a Napoli

EX CAPITALE DELLA CANZONETTA
come la definisce l'inviato speciale de «Il Tempo» il quale implicitamente chiama «canzoni» quelle del cantagiro e «canzonette» quelle immortali di Napoli, dimostrando altresì di essere al servizio del padrone: anzi, da come scrive si vede chiaro che è

LA VOCE DEL PATRON
come tutte le voci che incensano e decantano tutto ciò che frutta danaro ed è proprio come hanno fatto quei due postini che fin dal giugno scorso nel consegnare la posta con due mesi di anticipo auguravano il buon ferragosto e che, naturalmente, sono stati denunziati per «accattonaggio» ed uno dei due è già in galera perché anche imputato di furto.
Altro affare è quello delle bisce clandestine, per chi non lo sapesse esistono anche quelle autorizzate e dal lato morale e sociale sono tutte le stesse. Infatti lo Stato cava danaro dalle cose più dannose: il fumo fa male, il canto eccessivo incretinisce, il giuoco è un vizio dei più cattivi, però tutte e tre le cose fruttano danaro. Quindi patriotticamente facciamo il nostro dovere di buoni cittadini e cantiamo sul motivo di una canzone in voga della quale non conosco il titolo:

FUMIAMO, CANTIAMO, GIOCHIAMO
LO ... STATO HA BISOGNO DI NOI

e soprattutto non pensiamo, lasciamo che il cervello si atrofizzi. Masticheremo meno amaro tanto più che fra non molto non ne avremo neanche più bisogno, perché esso sarà sostituito dal

CERVELLO ELETTRONICO
sul tipo di quello che ha definito «coppia ideale» due giovani fidanzati e dopo pochi giorni di matrimonio lui ha ammazzato lei.
In attesa di tempi migliori un ritorno abbastanza gradevole (ehm! ehm!) si profila all'orizzonte: ritornano

LE PERSIANE CHIUSE
che non sono quelle a cui si potrebbe facilmente pensare. E' un nuovo tipo di occhiali da sole che il pittore Munari ha disegnato per le lettrici di un noto rotocalco. Dopo quelli «a fari d'automobile» già passati di moda, vedremo quelli a persiane che, dovendo servire a difendere gli occhi dalla luce accecante del sole, dovranno essere per forza persiane chiuse. Dovrebbe trattarsi di occhiali per signora, ma con i tempi che corrono ... anche per gli uomini. Chiudiamole veramente queste persiane ed in penombra, al fresco e nell'intimità di

CASA NOSTRA
ho detto «casa nostra» e non «cosa nostra», sciacquiamoci i panni, come si dice, in famiglia parlando del

RADUNO DOPOLAVORISTICO
che ha sostituito quest'anno la festa dei

QUATTRO ALTARI
alla quale mandiamo il nostro «vale» definitivo in attesa che diventi la Festa dei

QUA... QUA...
Gli anatroccoli qui non c'entrano Sono, invece, le prime sillabe delle parole

QUATTRO QUADRI
(formato 6x8 = 48)
che avrebbero dovuto sostituire i Quattro Altari e che per «difetto di organizzazione» non sono stati realizzati. Le più disperate cose sono state messe nel crogiuolo, proprio come ha fatto quel venditore ambulante, all'angolo della piazzetta in via Salvator Noto, che in nome di un'anonima organizzazione commerciale vendeva

PER SOLE MILLE LIRE
un pezzo di torrone, dodici baci al liquore, un paio di occhiali da sole, un giocattolo per bambini, un disco e ... un quadro (poteva mancare il quadro?). Ed era proprio il «quadro» riproducendo fedelmente l'eterogeneità del miscuglio usato per la Festa e che faceva ricordare i versi della canzone di Gigi Pisano

Ho mangiato 'na sarda e 'na pizza
'na scamorza e 'na capa 'e merluzzo
'o pranzo d'o pazzo l'ho fatto per te.

Facendo credere di voler ritornare all'antico, hanno tratto in inganno anche il presentatore del Programma che dopo la stesura dell'annuale spirituale scritto si è trovato di fronte ad una realtà ben diversa; gli hanno fatto dire cose che Egli, se a conoscenza della realtà, non avrebbe certamente scritto. I «fucinatori» hanno fatto proprio come quel fabbro, il quale ordinò al ragazzo di mettere nella forgia un pezzo di ferro ed appena questo fu diventato rovente, lo mise all'incudine, prese il martello e ordinò al garzone di dare di mazza. Battevano su quel pezzo di ferro come due forsennati. Il ferro si raffreddò e fu di nuovo arroventato e giù a battere ancora. Il garzone incuriosito domandò: - Zi mà, ma che stammo facenne? Ed il maestro (con la n maiuscola) rispose: - Ralle guagliò! Se è chiatta è pala; se è tunno è sciamarro (dagli ragazzo! se riuscirà largo sarà una pala, se riuscirà rotondo sarà un piccone).  Ma il guaio è che, se il fabbro si proponeva di fare una pala o un piccone, portando il paragone alla festa, non ne è uscita né pala né piccone. Ed il perché è presto detto. L'organizzazione non aveva la minima intenzione di fare la Festa dei Quattro Altari né avrebbe potuto farla, anche se ne aveva avuta l'intenzione. Ed ecco fra i tanti perché, che per ovvie ragioni non staremo ad elencare, il

FORMIDABILE PERCHE'
che è quello (il difetto sta nel manico) di arrivare ad un mese dalla Festa ed essere costretti ad improvvisarla ed a vararla frettolosamente ricorrendo alle più impensate ed eterogenee «trovate», sotto la spinta, o con la scusa del tempo che manca. Diversamente una nutrita schiera di volenterosi e capaci artisti potrebbero, avendo più tempo a disposizione, aver modo di studiarla, di progettarla in ogni minimo particolare, consigliarsi ed aiutarsi a vicenda, ottenendo così, oltre a un miglior risultato della realizzazione, anche un sensibilissimo risparmio sul lato economico.
Una novità l'orchestra Scarlatti? Neanche per sogno. I culturati che osannano l'iniziativa dimostrano in modo evidente di averla ascoltata ora per la prima volta e l'organizzazione l'ha inclusa nei festeggiamenti forse per «strappare» l'applauso.
All'epoca di don Gaetano Torrebruno nel Teatro Garibaldi, si davano spesso spettacoli di  varietà. Ad essi partecipavano desolanti «primi numeri» (i primi numeri erano i peggiori). Fischi, volgarità, parolacce investivano quelle povere ... fanciulle invitate a smettere di cantare. Nel teatro si trovavano sempre fascisti con pistole, pugnali e manganelli. Per strappare l'applauso le cantanti si precipitavano nelle quinte e ritornavano in palcoscenico in men che non si dica ... in camicia nera e fascia tricolore e annunziavano: «Giovinezza», «Soldatini di ferro» o «La leggenda del Piave». Inutile dire che il teatro crollava dagli applausi.
Ritornando alla «Scarlatti» e non potendo parlare male di ... Garibaldi, si può almeno dire che per la Festa dei Quattro Altari erano più appropriati i concerti bandistici, magari stonati, ma che sarebbero stati ascoltati da un maggior numero di persone con l'aggiunta di una nota (trattandosi di musica ...) gentile e di buon gusto e cioè avrebbero avuto modo di ascoltarli ... senza invito.
Quando ci si riunisce e c'è chi bada solo ai casi suoi e pensa in un modo, parla in un altro ed agisce in maniera consone a come pensa e contrariamente a come parla, ebbene con quello nessuno può e potrà mai collaborare anche se fosse animato da una pazienza certosina e dalla più ferrea volontà.
Abbiamo deciso di elargire a piene mani, agli artefici delle indefinibile festa, enormi quantitativi di

O... SCAR DI FESSO
accompagnati da un gigantesco

FIASCO D'ARGENTO
e non badando a spese abbiamo assoldato la famosa spia

MATA ... KAHI
la quale ci ha fornito anticipazioni preziose, attualmente in fase di studio, per i festeggiamenti dell'anno prossimo: Ed eccole a voi in maniera

STRETTAMENTE CONFIDENZIALE
I Quattro Altari saranno quattro quadri.
Lo squallore delle vie e delle piazze sarà ancora incrementato.
I palchi saranno portati da quattro a quarantaquattro.
I festoni, simboli della festa Eucaristica, molto ridotti quest' anno, saranno definitivamente eliminati.
E' prevista la partecipazione di quattro carri del Carnevale di Viareggio.

E UDITE GENTE
Con l'intervento della Televisione, massimo organo culturale, sarà allestito in Piazza S. Croce uno spettacolo di ... (indovinate un po'?) canzoni, presentato da Pippo Baudo che sarà presentato da Mike Buongiorno che a sua volta verrà presentato da Corrado. Ospiti d'onore: Massimo Ranieri, Ornella Vanoni e Patty Pravo e

MERAVIGLIA DELLE MERAVIGLIE
chiuderanno lo spettacolo

GINA LOLLOBRIGIDA E CHRISTIAN BARNARD
e dato che quell'anima dannata di Mata Kahi ha trafugato un foglio della «scaletta» dallo studio del regista

LUCIANELLO FAQUI'
possiamo anticipare un brano finale:
BARNARD  (imitando Armando Gill):
Conoscete la mia Gina?!
Conoscete la mia Gina?!
Certo che la conoscete: eccola qua!
Ma se domando a Gina
Perché il suo cuore non mi dà
risponde birichina
ca io 'o voglio p' 'o trapiantà!
LA LOLLO (sul motivo di 'O surdato 'nnammurato):
Oi vita, oi vita mia
n'aie trapiantate core
si stato 'o quinto (!) ammore
e manco ll'urdemo saraie pe' mme!

A questo punto lasciamo immaginare la ressa, la folla oceanica, incontenibile per la Piazza S. Croce; c'è già chi propone l'abbattimento della Basilica; tanto che ci sta a fare? Avendo l'automobile si può andare a Messa a Pompei o sul Colle di...

E CON QUESTO?
Faremo la Festa dei Quattro Altari? Essa si faceva più per gli ospiti che per gli indigeni. E proprio quei pochi ospiti che ancora speravano in una ripresa sono scappati nauseati. Chi di loro avrà più il coraggio di ritornare a Torre del Greco? Le Festa è tradizione e le tradizioni vanno rispettate. Il popolo di Torre del Greco invece di preoccuparsi del traffico, dovrebbe almeno una volta all'anno mettere la città a disposizione di tutti e non esclusi i forestieri, con quel gentile senso di ospitalità mai mancato ai nostri padri. Se ciò non si sente, si abbia il coraggio di sopprimerla una buona volta e per sempre.
Parlai col Kaiser in seno al Comitato del quale mi onoro di non appartenere e son sicuro di aver parlato ancora col medesimo nel redigere questo scritto.