Chiesa di S. Maria di Portosalvo  
 
Sulla zona del "mare seccato" formatasi giù alla marina nell'eruzione del 1631 si sovrappose in parte, nella seguente eruzione del 1794, la lava ignea scesa dal Vesuvio, spingendosi fin nel mare e formando lo sperone della "Scarpetta". In questa zona, tutta irta di ammassi e di pietre, l'arch. Ignazio Di Nardo (che ricostruiva S. Croce, la Madonna del Principio e l'Assunta) tracciò orizzontalmente tre larghe strade parallele (le attuali via Fontana, via dell'Unità Italiana e corso Garibaldi) con altre incrociantisi verticalmente, creando così un nuovo quartiere urbanisticamente regolare che si sviluppò in breve tempo con alti palazzi.
Si costruì un suo palazzotto sulla Scarpetta, in vista del mare e abitandovi molto spesso, anche un ricco commerciante della piazza di Portosalvo in Napoli, certo Antonio Lavagna, il quale, accortosi che nella zona mancava ancora una chiesa che affratellasse gli abitanti, desideroso di rendersi benemerito, volle porvi rimedio a sue spese. La chiesa, con licenza del cardinale Zurolo, fu così fatta erigere dirimpetto alla sua casa, su suolo censito a lui dall'Università e fu benedetta il 28 ottobre 1801, dedicata alla Madonna di Portosalvo, protettrice dei marinai e dei pescatori del quartiere; venne da lui dotata di una rendita annua ed ebbe di volta in volta un sacerdote nominato da lui e dai suoi discendenti che, come proprietari privati, si riservarono un tale diritto.
Nel 1944 questa fu eretta a parrocchia dal card. Ascalesi, passando così all'amministrazione della Curia Arcivescovile di Napoli.
La chiesa è rivolta ad oriente ed ha sulla facciata un quadro della "Madonna Stella Maris" eseguito a piastrelle colorate, uno stemma ed una lapide che ricorda la sua fondazione col seguente testo:
(A Dio Ottimo Massimo e alla Vergine Madre di Dio, protettrice dei naviganti, affinché alla pericolosa vita dei naviganti, come porto sicurissimo apparisse di qui dove, nel 16 giugno 1794, cosa orrenda, l'ardente Vesuvio, seppellita quasi tutta Ercolano (cioè Torre del Greco), essendosi anche il mare ritirato per l'enorme violenza di quel lago di fuoco, depose le sue minacce non senza strage di coloro che si attardavano, questa chiesa col titolo di Portosalvo Antonio Lavagna, napoletano, edificò fin dalle fondamenta e fece dedicare nell'anno della Redenzione 1801).
L'interno, consta di un'unica navata, con cupola; originariamente rivestito di intonaco bianco, fu dipinto nel 1891-92 a finti marmi policromi, decorazioni in oro, affreschi con angeli, evangelisti e santi dal torrese Antonio Ascione. Sull'altare maggiore è il quadro della Titolare col Bambino, fra angeli e nuvole, con Vesuvio fumante e navi in porto, che reca la firma del pittore Domenico Lettieri e la data 1700; la custodia ha un'artistica porticina in argento sbalzato e cesellato, raffigurante ancora la Titolare col Bambino e una nave a vela portante una grande ostia, simbolo di salvezza. Ai lati dell'altare sono, a destra, "L'Annunciazione" e, a sinistra, "La Visitazione", copie da Francesco De Mura. Nella cappella di destra è "S. Raffaele", in quella di sinistra "S. Gennaro", mentre presso l'ingresso si vedono ancora "La vocazione di S. Pietro" e "La tempesta", tutti quadri non firmati, né datati, ma di uno stesso stimabile pittore della fine del Settecento.

tratto dal volume:

Ciro Di Cristo
Torre del Greco
Storia, tradizioni e immagini

Nuove Edizioni

   
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